Saluto di fine mandato del rappresentante delle dottorande e dei dottorandi in CNSU Giuseppe Naglieri

Pubblichiamo la lettera di fine mandato del rappresentante delle dottorande e dei dottorandi in Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, Giuseppe Naglieri.


Ai dottorandi e alle dottorande di ricerca, ai giovani ricercatori precari e alle giovani ricercatrici precarie 

Il dieci di ottobre di tre anni fa portavo, varcando la soglia del Palazzo di Viale Trastevere, i bisogni, i sogni, le aspettative ed i timori di ognuno ed ognuna di voi; li portavo di fronte alla politica, rammentando che la nostra è una comunità viva, una comunità pronta a lottare per i propri diritti, che ha voglia di futuro. Quei sogni, quei bisogni, quelle aspettative, quelle paure, che erano le mie stesse, li portavo, però, anzitutto, con me: erano vive – come lo sono ancora oggi – le immagini di tutte e tutti voi, incontrati nel lungo e continuo girare per atenei, nelle iniziative, nelle chiamate e nei messaggi, nelle lunghe e financo notturne call cui la pandemia ci ha abituato, e con quelle immagini ogni vostra proposta, ogni vostra storia, ogni vostra difficoltà, che ho vissuto come fosse mia. Perché ben oltre, ed al di là delle battaglie vinte, dei risultati raggiunti, ben oltre il riconoscimento di misure di proroga retribuita, dell’incremento della borsa per il raggiungimento del minimale contributivo di gestione separata, ben oltre l’estensione della DIS-COLL e l’enorme sforzo che ci consentirà, presto, di superare il sistema di reclutamento universitario disegnato dalla legge 240 verso diritti e tutele nuove e una rinnovata stabilità di vita e lavoro, ben oltre e dietro ogni sforzo per rincorrere questi obiettivi, ci sono sempre le persone, che fermamente crediamo debbano restare al centro della decisione politica. E le persone, ognuno ed ognuna di voi che ho avuto – e come ADI abbiamo, ogni giorno – il privilegio di rappresentare, sono sempre state al centro, e questo perché noi, ognuno ed ognuna di noi, nel vivere le stesse difficoltà, agogniamo una vita di stabilità e non di precarietà; abbiamo come voi vissuto le difficoltà di conciliare vita e lavoro durante la pandemia negli spazi angusti di appartamenti di periferia tra un convegno e la tesi; abbiamo come voi dovuto rinviare o cancellare periodi all’estero, esperienze, iniziative, rallentare le nostre ricerche, sperticarci alla ricerca del materiale di lavoro che mancava per la chiusura di biblioteche e archivi, come voi abbiamo vissuto nel timore di non riuscire ad ultimare la nostra tesi; come voi abbiamo, prima o dopo, avuto timore con riguardo al futuro, in un mondo accademico che è sempre più una asfittica piramide rovesciata che sfrutta e respinge i suoi giovani ricercatori. 

E proprio da ciò che condividiamo, esattamente dalla nostra comune condizione, siamo ripartiti e dobbiamo oggi ancora più fortemente proseguire, per abbattere le idee di un sistema che sempre più premia l’individualismo e le divisioni, che cela il nostro essere collettivo e ci vuole più sole e più soli, perché l’isolamento significa debolezza e la debolezza rende ricattabili. Ed invece, ognuno di questi anni, ancora ogni vostro messaggio, ogni tragurdo, mi ha insegnato che senza coscienza collettiva semplicemente non siamo; che nulla siamo senza una rappresentanza militante, che senta e conosca, ogni giorno, la profonda umanità delle storie di vita e lavoro di ognuno ed ognuna e che con quella consapevolezza, con fierezza e indipendenza, si rivolga a chi decide del nostro futuro, perché ha dietro la coscienza ed il supporto della base. Questo percorso, questo lungo percorso che grazie all’ADI, grazie a tutte e tutti coloro che in ventiquattro anni di vita associativa hanno dedicato il proprio tempo all’avanzamento dei diritti di tutti, continua ancora oggi, non può e non deve fermarsi. Ed anzi, deve proseguire con linfa nuova, sulle gambe di chi può prendersene carico, con l’appoggio di tutte e tutti, di chi, con profonda umanità e sensibilità sente le esigenze e le paure di tutti e tutte noi come proprie e che, con competenza ed abnegazione, sia in grado di costruire diritti nuovi per chi verrà dopo ancora: credo, crediamo, fermamente, di avere incontrato quella persona in Davide Clementi, che vi invito a sostenere prima e dopo il 19 maggio, per consentire anche a lui di varcare la soglia del Palazzo di Viale Trastevere con al seguito i bisogni, i sogni, le aspettative ed i timori di tutti e tutte noi

A ognuno e ognuna voi, per ogni incontro, ogni parola, ogni confronto, pure aspro, per ogni voto e soprattutto per avermi dato il privilegio di rappresentarvi, in questo viaggio che mai potrò dimenticare, dico grazie. Ci ritroveremo sempre dallo stesso lato. 

Vostro
Giuseppe

🍎 Qui la versione impaginata.

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