Proroghe del dottorato: la grande confusione della Ministra Messa

Questa mattina, in una intervista radiofonica durante la trasmissione Radio Anch’io di Rai Radio 1, la Ministra dell’Università e della Ricerca ha affermato quanto segue, con riguardo alla questione delle proroghe dei cicli di dottorato: 

I dottorandi hanno tre anni per conseguire il loro titolo e quelli che sono stati lontani dai laboratori hanno difficoltà a finire il loro lavoro scientifico e richiedono una proroga della borsa. L’abbiamo già data, l’abbiamo resa facoltativa per questo anno, quindi gli studenti del dottorato di ricerca possono richiedere una proroga fino a 5 mesi dallo standard, però facoltativa. L’hanno usata per il 60 percento circa, perché altri dottorandi riescono, pur a distanza, a completare il loro ciclo”.

Dal tenore delle dichiarazioni della Ministra emergono alcune inesattezze  rispetto alle quali, come ADI, sentiamo l’esigenza di intervenire.

1.  La proroga di 5 mesi (ottenuta dopo un intero anno di mobilitazione dell’ADI e di migliaia di dottorande e dottorandi) è stata garantita solo al 33esimo ciclo, cioè coloro che nel 2020 frequentavano il terzo ed ultimo anno di dottorato e che oggi, grazie alla proroga, stanno per terminare (o hanno già terminato) il loro percorso; 

 2. La percentuale di accesso alla proroga (stimata essere il 60%) non è dovuta solo al fatto che “altri dottorandi riescono a completare il loro lavoro”, ma anche all’enorme ritardo da parte degli atenei nella implementazione della prima proroga di due mesi contenuta nel dl rilancio, nonché all’ingiustificabile ritardo del legislatore e del Ministero nell’introdurre la proroga aggiuntiva di 3 mesi, arrivata solo il 23 dicembre, quando più della metà dei dottorandi aveva già dovuto consegnare la tesi per la scadenza della prima proroga; ciò ha reso impossibile a molti colleghi e colleghe l’accesso alla seconda proroga;  

 3. Tutti i dottorandi non iscritti al 33esimo ciclo, ossia dei cicli 34, 35 e 36, non hanno ricevuto alcuna misura di proroga dal governo, nonostante la grande mobilitazione della nostra associazione; 

 4.Non possiamo che far notare quanto, ancora una volta, si ignori la situazione dei dottorandi non percettori di borsa, i quali si trovano ad affrontare lo stesso percorso e le medesime difficoltà privi di una forma di sostegno economico;

 5. Il binomio ricerca-laboratorio è un concetto che non tiene conto di tutti i luoghi e le forme in cui i dottorandi svolgono le loro attività di ricerca, che in molti casi prevedono la frequentazione di biblioteche, archivi, centri museali, siti archeologici, etc. Questi luoghi, al pari dei laboratori, sono ancora in parte chiusi o aperti con orari limitati e ingressi contingentati e risentono del gran numero di richieste di accesso, con il conseguente rallentamento per le ricerche dei colleghi, anche nei settori umanistici e delle scienze sociali.

Per questi motivi e per il protrarsi dell’emergenza pandemica, con l’incertezza che ne consegue, chiediamo che il Governo approvi con urgenza nuove e più estese proroghe per i cicli di dottorato in corso, per garantire dignità del lavoro e qualità della ricerca.