Dottorato, precariato, pandemia. L’ADI scrive alla Ministra Maria Cristina Messa

Lettera aperta alla Ministra Messa | Ad un anno dall'inizio della pandemia, l'ADI fa il punto della situazione e si rivolge alla Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa per chiedere un tempestivo intervento sulle proroghe per dottorandi e assegnisti e l'avvio di un dialogo franco e costruttivo sui temi della riforma del dottorato e del reclutamento universitario.

Di seguito il testo della lettera. Per scaricare la lettera in formato pdf, clicca qui.


   

Alla c.a. Ch.ma Prof.ssa Maria Cristina Messa

Ministra dell’Università e della Ricerca

 

Signora Ministra, Chiarissima Professoressa, 

Le porgo, con questa lettera aperta, il saluto e l’augurio di un buon lavoro a nome dell’Associazione Dottorandi e dottori di Ricerca in Italia (ADI).

Come saprà, l’ADI rappresenta gli interessi e i diritti delle dottorande, dei dottorandi e di tutte le figure precarie della ricerca, oltre a esprimere da vent’anni il rappresentante delle dottorande e dei dottorandi in seno al Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari e al Consiglio Universitario Nazionale. La nostra presenza in questi organi e, più ancora, nella diretta interlocuzione con i vertici ministeriali, ha consentito di raggiungere, nel tempo, importanti risultati, tra cui meritano di essere ricordati il duplice aumento della borsa di dottorato (2008 e 2018), l’estensione a dottorandi e assegnisti della indennità DIS-COLL e, più di recente, le due proroghe del termine di conclusione del 33° ciclo di dottorato resesi necessarie in risposta all’impatto gravoso della pandemia sul lavoro dei colleghi e delle colleghe.

Quest'ultimo risultato ha rappresentato il riconoscimento delle oggettive difficoltà (e in alcuni casi dell’impossibilità), poste in luce dalla nostra campagna sulla proroga, di portare avanti o riprogrammare le attività di ricerca a causa delle mutate condizioni di vita e di lavoro imposte dalla pandemia. Dalla proroga del termine finale dei corsi di dottorato sono però rimasti esclusi le colleghe e i colleghi del 34°, 35° e 36° ciclo, la cui attività scientifica continua a essere ostacolata, da oramai un anno, con continue riprogrammazioni e adattamenti a seconda della evoluzione della crisi pandemica.

Questi disagi si presentano per i dottorandi percettori di borsa, ma anche per tutti i colleghi che affrontano il dottorato privi del sostegno di una forma di finanziamento: una disparità di trattamento già grave di per sé, ma acuita dalla pandemia, con conseguenze devastanti per il loro lavoro di ricerca e con un rischio concreto di interruzione del dottorato. 

Allo stesso modo, gli assegnisti, i borsisti, i contrattisti e tutte le figure precarie post-doc che sostengono la didattica e la ricerca in università ed enti pubblici hanno subito forti rallentamenti nelle loro ricerche, a scapito della produttività scientifica. Tale situazione ha comportato un allungamento dei tempi di pubblicazione dei prodotti scientifici, con ripercussioni sulla qualità del lavoro e sulla competitività, tra l’altro obbligando colleghe e colleghi a dover riprogrammare la  presentazione della propria candidatura all’Abilitazione Scientifica Nazionale, con ulteriori disagi legati alla già complessa pianificazione della carriera.

Siamo certi che il Ministero sia ben conscio di queste problematiche e che sia già al lavoro per fronteggiarle, anche in considerazione del fatto che il combinato operare di autonomia regionale e autonomia universitaria sta determinando soluzioni intollerabilmente differenziate nella campagna vaccinale, con la conseguente impossibilità di prevedere un piano nazionale di rientro al lavoro in sicurezza per le categorie che rappresentiamo. Per questo, nelle nostre opinioni, si rende doveroso e indifferibile un impegno di bilancio da parte dello Stato in grado di offrire una soluzione uniforme ed eguale per tutte e tutti, dottorandi e post-doc, alle difficoltà che tuttora ne connotano vita e lavoro in ragione della costante (e difficilmente prevedibile) evoluzione delle curve epidemiologiche.

Passando dal congiunturale alle questioni di più ampio respiro, due sono i fronti principali su cui l’Associazione è impegnata: la riforma del DM 45/2013 sul dottorato di ricerca e la riforma della legge 240/2010 nelle sue parti relative al reclutamento universitario. Su entrambe le questioni l’ADI ha le sue proposte, frutto dell’analisi politica, normativa ed economica che contraddistingue la nostra attività, che possono essere sintetizzate in una riforma del dottorato tesa alla qualità della formazione, con particolare attenzione alla multi-disciplinarietà e all’internazionalizzazione,  all’uniformità dei diritti, e a un radicale ripensamento del sistema di reclutamento accademico che si ponga l’obiettivo ultimo di superare il precariato e fornire ai giovani ricercatori certezza di prospettive. 

Proprio per discutere di quest’ultimo obiettivo, avevamo organizzato per il 5 febbraio scorso una tavola rotonda, che vedeva la partecipazione di tutte le personalità politiche e istituzionali più direttamente coinvolte su questa materia e che abbiamo preferito rinviare, in ragione delle mutate condizioni politiche. E’ nostra intenzione riprendere al più presto l’organizzazione dell’evento con il Suo apporto. Su entrambe le urgenti questioni auspichiamo, infine, di poter avviare un dialogo tempestivo, franco, produttivo e non preconcetto, idoneo a conformare la decisione politica alle esigenze delle categorie che l’ADI rappresenta.

 

Il Segretario,

Luca Dell’Atti