Secondo il Sole 24 Ore, gli emendamenti alla manovra economica del Governo prevedono migliaia di nuove assunzioni, collaborazioni e consulenze nella pubblica amministrazione italiana. Si legge sul quotidiano: «Dall’Accademia della Crusca a Expo 2020 passando per l’Avvocatura generale dello Stato, la Corte dei conti, la lotta alle frodi agroalimentari e i ministeri dell’Economia e dei beni culturali per un costo totale di oltre 600 milioni: circa 157 milioni nel 2019, 219 nel 2020 e oltre 226 milioni nel 2021».
Si tratterebbe di una buona notizia per il nostro paese, dato che anni di austerità hanno impoverito sia la quantità e sia la qualità dei servizi pubblici erogati. Nonostante i luoghi comuni, infatti, l’Italia è tra gli ultimi paesi dell’OCSE per numero di dipendenti pubblici in rapporto al totale degli occupati. Da questo punto di vista, le risorse previste negli emendamenti rischiano di essere persino insufficienti: secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, di fronte a una media OCSE di 18,06 dipendenti pubblici ogni 100 occupati, nel nostro paese solo il 13,62% è occupato nel settore pubblico (OCSE, 2015) e pubbliche amministrazioni sottofinanziate e sotto organico non possono certamente funzionare al meglio.
ADI ha proposto al Governo e alle forze politiche in Parlamento di favorire l’ingresso nel settore pubblico dei dottori di ricerca che, essendo stati formati alla ricerca presso l’Università, possono dare un contributo rilevante alla pubblica amministrazione italiana anche sotto il profilo qualitativo.
Per questo la campagna per la Valorizzazione del dottorato nella pubblica amministrazione prevede canali di accesso dedicati per i dottori di ricerca nei concorsi pubblici, valorizzazione del titolo in sede concorsuale, il riconoscimento del dottorato come esperienza lavorativa, la reintroduzione del diritto al congedo per il conseguimento del primo dottorato di ricerca (sottraendolo alla discrezionalità del dirigente) e la valorizzazione del dottorato di ricerca ai fini delle progressioni economiche.
Dinanzi a una pubblica amministrazione sottofinanziata e alla fuga all’estero dei nostri dottori di ricerca (ben il 17,2% secondo l’ISTAT), chiediamo che le nostre proposte vengano inserite negli emendamenti alla Legge di Bilancio. Si tratta di proposte coerenti con la visione di paese che vogliamo: innovativo, inclusivo e meritocratico, a partire proprio dalle sue istituzioni.
Pubblicato Mer, 12/12/2018 - 11:00
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