Servono forme di protesta per i precari e le precarie della ricerca

In occasione dello sciopero generale proclamato per questa settimana e in adesione alla manifestazione del 16 dicembre, non dimentichiamo che dottorandi e dottorande, ricercatori e ricercatrici precarie ancora non possono accedere a questo fondamentale diritto.

In Università, nelle professioni del sapere, infatti, spesso scioperare significa non arrecare danno al sistema ma a se stessi/e. Per questo da tempo ragioniamo su modalità di mobilitazione alternative e complementari.

Università e ricerca fuori bilancio

Da uno sguardo generale, la finanziaria 2023 appare quanto mai inadatta ad affrontare le difficoltà e le criticità che attanagliano il nostro Paese e non consentono il suo successivo avanzamento in termini tanto culturali e sociali, quanto economici: una legge di Bilancio aporofobica, che disegna i diritti come privilegi, incentivando la precarietà, favorendo l’evasione, tagliando su sanità e istruzione.

Qui la lettera che ADI e Link hanno scritto al CUN.

Round Table: Activism in Academia. Mobilising early-career researchers, working for a people-centred Academia

As in Italy we assist to a national strike #scioperogenerale, we ask ourselves the way our category should mobilise in absence of a contract and enduring an extremely precarious work-life. ADI invited some scholars who are also engaged at various levels in activism to share their experiences in order to set a common agenda, to ameliorate our advocacy practices, and to enhance our knowledge on how Academia can be transformed in a people-centred environment. Save the date: 📆 December 19th 2022 ⏰ 18:00 CET.

PhD “InPA” e “Innovativo e industriale”: opportunità o creazione di future ingiustizie?

Il DM 351 del 09/04/2022, come comunicato dal Ministero dell'Università e della Ricerca stesso, ha come obiettivo quello di “aumentare, promuovere e valorizzare l'alta formazione e la specializzazione post-laurea, innovando i percorsi di dottorato e promuovendoli anche all'interno delle amministrazioni pubbliche e nel patrimonio culturale, supportando così queste realtà verso una maggiore digitalizzazione, verso la "cultura dell'innovazione" e l'internazionalizzazione”; tuttavia, tali risultati, difficilmente potranno essere raggiunti con misure di questo genere.

No alle disparità tra RTDA

Più di 400 sostenitori, tra ricercatori, professori, assegnisti, contrattisti, borsisti e dottorandi hanno sottoscritto l’istanza per chiedere al MUR di consentire che un RTDA finanziato su fondi PON o PNRR a tempo pieno possa partecipare a costo zero, ossia senza rendicontazione di mesi uomo, ai bandi competitivi nazionali e internazionali, tra cui i PRIN. La regolamentazione attuale crea una grave disparità tra RTDA su fondi PON e RTDa “tradizionali” (su fondi di Ateneo o esterni), sia dal punto di vista dell’effettiva possibilità di ottenere risultati di rilievo dalle proprie ricerche e di creare collaborazioni, sia in sede di domanda di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), in quanto molte commissioni adottano, tra i titoli valutati, l'essere responsabili di progetti europei e/o nazionali. Tale possibilità viene di fatto negata agli RTDA PON.

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