Aumentare la borsa, sbloccare il reclutamento: ADI scrive al Ministro Giannini sul "Dottorato Innovativo"

Pubblichiamo la lettera inviata dall'ADI nella giornata di oggi, mercoledì 30 novembre, al Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Prof.ssa Stefania Giannini in merito alle Note MIUR n.1059 e n.1498 sul "Dottorato Innovativo", nella quale l'ADI invita il ministro a concentrare i propri interventi sulla condizione lavorativa dei dottorandi e a riaprire i canali del reclutamento per i ricercatori non strutturati.

 

Roma, 29 novembre 2016

 

Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

On. Prof.ssa Stefania Giannini

p.c. al Capo del Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca

Prof. Marco Mancini

 

Onorevole Ministro,

Le scriviamo in merito alla nota n.1498 del 16/11/2016, emanata dal Capo Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, Prof. Marco Mancini, che unitamente alla nota n.1059 del 31/08/2016 stabilisce i criteri per la definizione dei “dottorati innovativi”.

Nel quadro delle linee guida tracciate dal PNR 2015-20 e dal piano “Industria 4.0”, con il programma sui “dottorati innovativi” si delinea una ristrutturazione complessiva del dottorato in Italia. Tale ristrutturazione favorisce i corsi di dottorato che hanno immediate ricadute applicative, a scapito non solo dei dottorati afferenti alle aree delle scienze umane e sociali, ma anche della ricerca di base in ambito scientifico e medico, autentico motore dello sviluppo tecnologico ed economico del paese.

La scelta di riservare il 60% delle esigue risorse stanziate per il dottorato di ricerca al finanziamento dei “dottorati innovativi” inciderà molto gravemente sull’intero sistema accademico italiano, determinando la scomparsa di intere scuole di dottorato e, nel lungo periodo, di intere aree disciplinari, con una drastica accelerazione della riduzione dell’offerta dottorale.

La nota ministeriale sui “dottorati innovativi” dichiara di recepire i principi del documento “Principles for Innovative Doctoral Training” (PIDT), emanato nel 2011 dalla Commissione Europea. L’ADI giudica che il documento sia stato recepito parzialmente ed in maniera del tutto insoddisfacente.

Nel PIDT si parla di “Attractive Institutional Environment” come di luoghi in cui ai dottorandi sono assicurati diritti e buone condizioni di lavoro, e siano fornite - al termine del loro percorso - chiare opportunità di carriera, in linea con quanto stabilito dalla Carta Europea dei Ricercatori. Nelle note ministeriali, sfortunatamente, non troviamo alcuna misura concreta su questo punto.

Ugualmente non abbiamo trovato traccia di misure sull’”International Networking”, a meno di non considerare tale la mera presenza di una nuova tipologia di “dottorato a caratterizzazione internazionale”. Il nodo delle difficoltà burocratiche nel rapportarsi con istituzioni estere, che ogni dottorando vive quotidianamente sulla propria pelle, non è purtroppo affrontato.

Ci pare opportuno rilevare, infine, come il PIDT definisca esplicitamente il termine “industria” in senso molto più ampio rispetto a quello delineato nelle note ministeriali:

The term 'industry' is used in the widest sense, including all fields of future workplaces and public engagement, from industry to business, government, NGO’s, charities and cultural institutions (e.g. musea).

ADI crede che questo processo di frammentazione dell’offerta dottorale in nuove e fantasiose tipologie sia frutto di una strategia errata da parte del MIUR, che rischia di comprimere la libertà di ricerca dei singoli e l’autonomia universitaria degli atenei. Tale strategia, inoltre, rischia di incentivare una ristrutturazione affrettata e puramente di facciata delle attuali scuole di dottorato per certificarne l’"innovatività", a detrimento della loro stessa fisionomia e qualità scientifica.

ADI ritiene che il meccanismo pensato dal MIUR per recepire i “Principles for Innovative Doctoral Training” debba essere profondamente ripensato.

Il miglioramento dell’offerta dottorale italiana non può che passare da un rifinanziamento del settore della ricerca, sia per quanto riguarda il reclutamento universitario che per quanto riguarda il sistema di formazione dottorale. È prioritario garantire ai dottori di ricerca un percorso chiaro per le progressioni di carriera. È inoltre necessario aumentare il numero di posizioni di dottorato bandite: negli ultimi 10 anni, infatti, abbiamo assistito a un decremento del 44,5% dei posti di dottorato messi a bando. Ad oggi, vengono banditi 8737 posti (di cui 6660 con borsa), dato che pone l'Italia molto al di sotto della media europea di posti di dottorato per 1000 abitanti.

ADI ritiene che non sia ormai più rinviabile un adeguamento al rialzo della borsa di dottorato, nel contesto di un provvedimento che giunga anche al superamento del dottorato senza borsa. L’adeguamento dovrebbe portare la borsa ad una cifra più vicina agli standard europei, ed almeno pari al minimale contributivo INPS, in modo da garantire a tutti i dottorandi un’anzianità contributiva pari al numero di anni del corso. Un aumento di 200 euro netti al mese per tutti gli iscritti comporterebbe un investimento annuo pari a 68.500.000 €, ipotizzando che tutti i dottorandi usufruiscano dei fondi di ricerca aggiuntivi previsti dal DM 45/2013 e che svolgano un periodo di 18 mesi all’estero. Per giungere al superamento del dottorato senza borsa, ADI stima un costo di circa 108.000.000 € a regime.

Onorevole Ministro, le chiediamo dunque di dare priorità a questi investimenti strategici, nell’ottica di un pieno e reale recepimento dei “Principles for Innovative Doctoral Training” e di un reale miglioramento della qualità e attrattività del dottorato in Italia. L’impegno da Lei espresso in merito all'utilizzo del “tesoretto” IIT a favore della ricerca pubblica rappresenta, ci auguriamo, l’indice di una chiara e decisa volontà politica che auspichiamo possa tradursi in interventi concreti. Destinare parte di quei fondi a un rifinanziamento complessivo del dottorato, vincolando la quota restante a una riapertura straordinaria dei canali di reclutamento per i ricercatori precari, costituirebbe un significativo e indubbio passo in avanti nella ricostruzione del sistema dell’Università e della ricerca.

Fiduciosi nel Suo interessamento, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

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