Attualmente, solo pochi atenei prevedono una rappresentanza elettiva di un rappresentante dei dottorandi in Senato accademico. Come massimo organo di decisione politica all’interno di un ateneo, è intollerabile che la categoria dei dottorandi, tanto fragili dal punto di vista contrattuale, ma allo stesso tempo fondamentali per l’accademia italiana, non abbiano rappresentanza diretta. Non è pensabile che le figure a noi più vicine, ossia quelle di ricercatori strutturati e studenti, possano sostenere questo impegno per noi, garantendo lo stesso nostro livello di sensibilità e preparazione nel tutelare una categoria complessa come la nostra.
Cosa vogliamo fare
È necessario continuare a lottare affinché la presenza di un rappresentante dei dottorandi e degli assegnisti di ricerca nei Senati accademici sia estesa a tutti gli atenei in via obbligatoria. Qualora tale introduzione fosse ostacolata dalla procedura di riforma dello Statuto, o qualora si fosse raggiunto il limite di massimo di 35 membri del Senato accademico previsto dalla Legge Gelmini e non si riuscisse a trovare un accordo tra le categorie già rappresentate, riteniamo doverosa almeno l’introduzione di un rappresentante eletto in soprannumero, senza diritto di voto, ma con diritto di parola. Tale rappresentante dei dottorandi e degli assegnisti deve essere separato da quello degli specializzandi. Queste categorie hanno infatti un diverso inquadramento dal punto di vista contrattuale e hanno esigenze distinte e caratteristiche. Inoltre, è un’importante distinzione che tiene conto delle potenzialità del titolo di Dottore di ricerca anche al di fuori della carriera accademica.
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Pubblicato Sab, 27/04/2019 - 14:03
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