Anche ADI scende in piazza oggi per la giornata nazionale di mobilitazione “Schiaffo alla democrazia” contro l’introduzione dei PrestO e del libretto famiglia, i ‘nuovi voucher’ inseriti dal governo nella manovra finanziaria di maggio dopo averli cancellati per decreto in vista del referendum abrogativo promosso dalla CGIL.
Non possiamo restare indifferenti di fronte all’introduzione dell’ennesima forma contrattuale precaria che toccherà da vicino i dottorandi (in particolare coloro senza borsa), i dottori e gli assegnisti di ricerca che si affacceranno in un mercato del lavoro già incapace di valorizzarne le competenze.
Per questo ci uniamo alle voci di denuncia contro uno strumento contrattuale che non garantisce né diritti minimi (quali la maternità, la paternità e la malattia), né un’adeguata retribuzione per il lavoro occasionale. Lungi dal risolvere le criticità dei vecchi voucher, anche i nuovi PrestO rischiano di dar mano libera, o addirittura incentivare, imprese senza scrupoli allo sfruttamento del lavoro povero, piuttosto che promuovere la creazione di posti di lavoro di qualità e capaci di produrre innovazione. Inoltre, previsioni come il “il diritto di revoca” entro tre giorni dalla prestazione lavorativa rischiano di perpetuare il lavoro in nero da parte dei datori di lavoro, senza fornire adeguati strumenti di tutela al lavoratore.
Infine, in questo caso non si può scindere la critica nel merito del provvedimento dalla modalità con cui esso è stato adottato, che rappresenta un vero e proprio vulnus per la democrazia nel nostro Paese. Il governo ha scelto di inserire nuove forme contrattuali all’interno di una legge finanziaria approvata con voto di fiducia alle Camere, dopo aver ritirato la precedente legge sui voucher proprio per disinnescare il referendum abrogativo. Uno “schiaffo alla democrazia”, laddove misure come quelle relative alla regolamentazione del mercato del lavoro richiederebbero il più ampio confronto politico e consenso sociale in un Paese ancora avviluppato nella spirale della recessione, il cui prezzo salatissimo continuano a pagare generazioni di lavoratori precari, dentro e fuori le università.
Per queste ragioni oggi siamo in piazza anche noi, come dottorandi, dottori di ricerca e precari della ricerca, per esprimere il nostro dissenso e chiedere al governo una revisione radicale del mercato del lavoro, che passi dal superamento dei "nuovi voucher" in favore di forme contrattuali che garantiscano la dignità dei lavoratori.
Pubblicato Sab, 17/06/2017 - 11:14
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