Nella mattinata dello scorso 3 febbraio, a Macerata, un uomo armato ha seminato il terrore in tutta la città, sparando verso negozi, edifici, e colpendo sei persone. È stato fermato dalla polizia presso il monumento ai caduti, con la Bandiera Italiana posta indegnamente sulle spalle a mò di mantello, mentre faceva il saluto romano. Di fronte ai magistrati che si occupano del caso, l’uomo ha dichiarato che l’obiettivo del suo raid erano “i neri che spacciano”, e di non essere pentito del suo gesto.
Accanto a questo, assistiamo sbigottiti alle dichiarazioni di chi esprime appoggio incondizionato a chi ha sparato, a quelle di chi, per calcolo elettorale, chiede silenzio per non esprimere una netta condanna, a chi dice che in fondo è solo l’opera di un folle, e alle incomprensibili piroette semantiche di chi fa fatica a pronunciare la parola “fascismo”. Perché è proprio questo quello che abbiamo di fronte: un attentato terroristico di stampo fascista.
Quanto accaduto a Macerata, quanto sta avvenendo nel dibattito pubblico, è il segno incontrovertibile di un enorme arretramento sociale, politico e culturale. Il discorso pubblico è ormai impregnato del marcio di chi getta tutte le colpe dei mali del nostro paese su chi ha un colore diverso della pelle, dalle immagini viscide e putride di chi si organizza per fare ronde e marcette, di chi apertamente si richiama a valori che sono opposti ed incompatibili a quelli democratici. È in atto un attacco quotidiano su tutti i fronti, nelle scuole, negli ospedali, nelle università e nei luoghi di lavoro, ai valori fondanti della nostra Repubblica sanciti nella Costituzione, nata in risposta ad un regime e agli orrori vissuti cento anni fa.
L’ADI si riconosce nei valori sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Il fascismo è la negazione di questi valori, è il contrario della democrazia, è la barbarie. E di fronte a quanto sta accadendo non rimarremo in silenzio, né come singoli, né come associazione. Risponderemo collettivamente, nelle piazze, nei luoghi del sapere e della cultura, nelle nostre azioni quotidiane, ad ogni attacco ai valori costituzionali.
Sulle nostre tessere, quest’anno, campeggia una frase dalla “Lapide ad ignominia” che Piero Calamandrei dedicò ad Albert Kesselring, il fanatico comandante nazista responsabile della strage delle Fosse Ardeatine: “ai nostri posti ci ritroverai”. Saremo fedeli a questa frase.
Domani, sabato 10 febbraio, alcuni nostri rappresentanti saranno a Macerata per unirsi alla manifestazione, come primo atto dovuto di solidarietà e vicinanza ad una comunità aggredita dalla violenza fascista e dalla speculazione mediatica di chi fomenta un clima di odio e paura funzionale al consenso elettorale e politico.
Come dottorandi e ricercatori chiediamo a tutti di prendere posto assieme a noi, a difesa del nostro paese, della democrazia, della libertà.
Pubblicato Ven, 09/02/2018 - 11:03
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