Reddito di Cittadinanza ai dottorandi senza borsa, ma #ricercaèlavoro: vogliamo una paga, non un sussidio!

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Dottorato | Reddito di Cittadinanza | I dottorandi senza borsa di studio che rispettano tutte le condizioni previste dalla legge possono fare domanda per il Reddito di Cittadinanza. Alcuni dottorandi potranno quindi ricevere un sussidio di disoccupazione anche se avrebbero diritto ad un compenso vero e proprio per il lavoro svolto. Come diciamo da sempre, la ricerca è lavoro e va pagata come tale; questo vale per tutti i dottorandi, con e senza borsa, e per tutti i ricercatori.

 

I dottorandi fanno parte di quel corpo eterogeneo di personale precario sul cui instancabile lavoro si reggono le università italiane, anche se il nostro ordinamento si ostina a considerarli formalmente solo come individui che studiano per ottenere il più alto titolo accademico. Lo abbiamo detto con la campagna #ricercaèlavoro e lo rivendichiamo con la nostra proposta di riforma dello status giuridico del dottorando: il dottorando è a tutti gli effetti un lavoratore in formazione che, come prevede il DM 45/2013, fa didattica (per un massimo di 40 ore all’anno) e fa ricerca, partecipando a convegni e lavorando ad articoli scientifici.

Questo status non riconosciuto crea un’anomalia che si sposa alla perfezione con alcuni dei requisiti richiesti per poter fare domanda per il cosiddetto Reddito di Cittadinanza (RdC). I dottorandi senza borsa di studio che rispettano tutte le condizioni previste dalla legge possono infatti chiedere e ricevere il sussidio monetario previsto dal RdC prescritto dal decreto legge n. 4 del 2019, appena convertito con legge n. 26 del 2019.

 

La leggenda del calabrone che non può volare

Come per la leggenda del calabrone che non sa del peso del suo corpo rispetto alle ali e vola lo stesso, #ricercaèlavoro ma la politica italiana non lo sa e dà il Reddito di Cittadinanza anche ai dottorandi.  Nel caso dei dottorandi, però, non c’è alcun volo leggendario: i senza borsa riceveranno solo una sorta di sussidio di disoccupazione anche se avrebbero diritto ad un compenso vero e proprio per il lavoro svolto. Le discriminazioni tra dottorandi con borsa e dottorandi senza borsa saranno quindi più forti di prima. Bisogna chiarire che la ricerca è lavoro e va pagata come tale; questo vale per tutti i dottorandi, con e senza borsa, e per tutti i ricercatori.

L’ADI desidera dunque informare i colleghi senza borsa che dovessero rispettare tutti i requisiti previsti che hanno la possibilità di accedere al RdC (abbiamo elencato i requisiti nel paragrafo successivo). Allo stesso tempo, però, l’ADI denuncia la condizione in cui continueranno a trovarsi questi dottorandi che - sempre e solo se rispettano gli stringenti requisiti previsti dalla legge - potranno ricevere poco più di 800 euro mensili, sotto la forma di reddito minimo condizionato, a differenza di tutti gli altri che ricevono una borsa mensile di 1.132,78 euro. Come vedremo, inoltre, i requisiti che i dottorandi (e il proprio nucleo familiare) devono soddisfare sono decisamente stringenti e la platea degli effettivi beneficiari rischia di essere davvero esigua.

Ad ogni modo, si delinea teoricamente una situazione in cui una parte dei dottorandi continuerà a ricevere mensilmente la propria borsa di studio, mentre un’altra parte di dottorandi, del tutto identici per formazione ricevuta e per lavoro svolto, avrà solo la facoltà di domandare una sorta di sussidio di disoccupazione. Un vero paradosso, alimentato dall’ostinazione della politica italiana a non riconoscere che la ricerca è un lavoro e che i dottorandi sono ricercatori in formazione. E’ qui il cuore della nostra denuncia: tutti i dottorandi hanno diritto ad un compenso proporzionato al lavoro che svolgono. Per questo abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiedere il superamento del dottorato senza borsa e l’aumento delle borse, oltre ad una complessiva Riforma del Dottorato di ricerca.

 

Requisiti Reddito di Cittadinanza ai Dottorandi

Dal punto di vista tecnico, in particolare, il testo del decreto legge n. 4 del 2019, convertito con legge n. 26 del 2019, nella parte dedicata alla disciplina del Reddito di Cittadinanza non prende espressamente in considerazione la categoria dei dottorandi di ricerca senza borsa. Tuttavia, leggendo il contenuto normativo del decreto, non ci sono motivi per ritenere che i dottorandi senza borsa siano esclusi dalla platea dei soggetti che potenzialmente possono accedere al reddito di cittadinanza, purché ovviamente in possesso degli altri requisiti generalmente previsti.

Infatti, sulla base dell’art. 2 del decreto, i requisiti generali per accedere alla nuova misura introdotta dal Governo sono i seguenti:

- Essere cittadino italiano o europeo o lungo soggiornante e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa.

- Avere un ISEE (Indicatore di Situazione Economica Equivalente) aggiornato inferiore a 9.360 euro annui.

- Possedere un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non superiore a 30.000 euro.

- Avere un patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro che può essere incrementato in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare e delle eventuali disabilità presenti nello stesso.

- Avere un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza. La soglia del reddito è elevata a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare risieda in una abitazione in affitto.

Qualora siano presenti i requisiti appena indicati, un dottorando senza borsa, potrà sicuramente fare domanda per accedere al Reddito di Cittadinanza.

Peraltro, il dottorando senza borsa eventualmente ammesso alla fruizione del RdC risulta anche sottratto agli obblighi della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, nonché di sottoscrizione di un Patto per il lavoro ovvero di un Patto per l'inclusione sociale di cui all’art. 4 del decreto, dal momento che tali condizioni non si applicano ai membri del nucleo familiare che “frequentino un regolare corso di studi o di formazione” (art. 4, comma 2).

 

Reddito di Cittadinanza e Dis-Coll sono compatibili

Il Reddito di Cittadinanza, inoltre, non assorbe né elimina dall’ordinamento la Dis-Coll (allo stesso modo della Naspi), la quale continua ad essere in vigore; anzi, le due prestazioni risultano espressamente compatibili e, dunque, possono essere anche cumulate laddove in capo ad un soggetto ricorrano i requisiti previsti per entrambe.

In particolare, l’art. 2, comma 8, del decreto legge n. 4 del 2019, così come modificato dall’allegato alla legge n. 26 del 2019, prevede che «il Rdc e' compatibile con il godimento della Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASpI), e dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata (DIS-COLL), di cui rispettivamente all'articolo 1 e all'articolo 15 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22, e di altro strumento di sostegno al reddito per la disoccupazione involontaria ove ricorrano le condizioni di cui al presente articolo. Ai fini del diritto al beneficio e della definizione dell'ammontare del medesimo, gli emolumenti percepiti rilevano secondo quanto previsto dalla disciplina dell'ISEE.»

Occorre tuttavia segnalare che il Reddito di Cittadinanza è un’integrazione monetaria il cui importo non è fisso, ma varia in dipendenza di diversi fattori, tra cui in primo luogo le condizioni reddituali del beneficiario. Di conseguenza, poiché la Dis-Coll costituisce reddito rilevante ai fini del calcolo dell’ISEE, l’importo dell’integrazione spettante a titolo di Reddito di Cittadinanza sarà corrispondentemente più basso rispetto al suo valore “pieno”.

Questo vuol dire che, ad esempio, l’ex dottorando il quale, pur percependo la Dis-Coll, abbia un indicatore ISEE comunque inferiore alla soglia limite per accedere al Reddito di Cittadinanza (e che abbia al tempo stesso tutti gli altri requisiti previsti dal d.l. n. 4/2019), potrà accedere al Reddito di Cittadinanza, pur se in una misura ridotta.

Ricordiamo che è anche grazie all'ADI che dottorandi borsisti e assegnisti di ricerca possono accedere oggi alla Dis-Coll. Dopo due anni di manifestazioni, azioni di protesta e sensibilizzazione, la campagna #ricercaèlavoro è riuscita a far estendere questo diritto a tanti nostri colleghi. Con lo stesso spirito stiamo lottando per il superamento del dottorato senza borsa e per la Riforma del Dottorato e non ci fermeremo finchè non riusciremo ad ottenere tutto quello che ci spetta.

 

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