Ancora sparizioni in Egitto: quale giustizia per Giulio?

Ancora sparizioni in Egitto: quale giustizia per Giulio?

Ancora pessime notizie dall'Egitto. Da due giorni non si hanno informazioni su Ibrahim Metwaly, avvocato che fa parte della Egyptian Commission for Rights and Freedom, associazione che si occupa di diritti umani e che da tempo denuncia le sparizioni forzate che continuano a susseguirsi in Egitto. Metwaly, impegnato nel tentativo di chiarire le responsabilità nella morte di Giulio Regeni, stava per imbarcarsi all'aeroporto de Il Cairo con destinazione Ginevra, dove avrebbe parlato a un'assemblea delle Nazioni Unite. Quello che si sa è che l'avvocato non è mai partito e da quando è stato visto per l'ultima volta all'aeroporto domenica mattina risulta irrintracciabile. La sparizione di Metwaly si aggiunge all'oscuramento del sito di ECRF, che dopo la pubblicazione di un dossier in cui si denunciano 378 sparizioni negli ultimi 12 mesi non è più consultabile in Egitto.

Sembra evidente che il governo di Al Sisi intenda continuare a rispondere a ogni richiesta di verità e rispetto dei diritti umani attraverso una sistematica repressione. È davvero difficile credere, come sembra voler fare il nostro governo, che un apparato statale che si arroga il diritto di far sparire centinaia di persone nella più totale impunità si impegni a collaborare per chiarire il caso Regeni. A dimostrazione di questo, apprendiamo dalla stampa che le  carte inviate ad agosto non rivelano niente se non la volontà del governo egiziano di difendere a oltranza gli stessi membri della polizia, molto probabilmente coinvolti nell'omicidio del dottorando italiano. In questo contesto, la decisione del governo di normalizzare le relazioni con l'Egitto riaprendo l'ambasciata è del tutto inaccettabile, così come è fuori da ogni logica che si giustifichi questa scelta con una fantomatica apertura al dialogo da parte delle autorità egiziane. Questo dialogo non c'è mai stato, è assente allo stato attuale e niente lascia presagire un cambio di rotta. La sparizione di Metwali (per la sorte del quale non riusciamo, dati i precedenti, a essere ottimisti come vorremmo) è l'ennesimo schiaffo ai diritti umani, e un ennesimo tassello nell'infinito tentativo di insabbiamento del caso Regeni.

Probabilmente Al Sisi crede che eliminando tutti coloro che si battono per la democrazia e la libertà in Egitto questi saranno via via dimenticati. Ma questi metodi criminali non funzionano, e rendono palese l’ipocrisia di chi, giustificandosi con il tentativo di regolare i flussi migratori dal Nord Africa, ha l’obiettivo di favorire gli affari in Egitto riallacciando i rapporti con un regime autoritario, che rapisce, sevizia e uccide chiunque si opponga all’arbitrio del potere.

Chiediamo al governo di avere lo stesso coraggio dimostrato dalla famiglia di Giulio Regeni e dagli attivisti per la democrazia in Egitto, e di tornare a riflettere sul ritorno dell’ambasciatore italiano a Il Cairo. Un governo che abbia a cuore la democrazia ha il dovere di mettere in campo tutte le misure che diano forza alla richiesta di giustizia da parte della famiglia di Giulio, dei suoi amici, e di tutti noi.

 

EDIT 12/09/2017, ore 23:45:

A 48 ore dalla scomparsa, apprendiamo dalla stampa che Ibrahim Metwally è stato arrestato dalle autorità egiziane ed è detenuto presso gli uffici della procura per la sicurezza dello stato di Al Tagammo’ el Khames, alla periferia del Cairo. Nei suoi confronti è stata mossa l'accusa di "cospirazione con entità straniere per sovvertire l’ordine costituzionale", che teoricamente comporta la pena di morte.

A poche ore dall'arrivo dell'ambasciatore italiano a Il Cairo, dunque, la vita di un padre da quattro anni alla ricerca del figlio scomparso, la cui unica colpa è raccontare al mondo cosa succede in Egitto, è seriamente in pericolo. È ora che il governo italiano si impegni a proteggere tutti coloro che in Egitto cercano la verità su rapimenti e torture, è ora che tutto questo abbia fine.