6. Qualità della formazione dottorale

Ad oggi a un aspirante dottorando non è garantita una scelta consapevole del corso cui iscriversi, così come non sono forniti strumenti per ottenere una formazione di pari qualità rispetto a quella di colleghi di altri atenei o dipartimenti, nonostante il titolo abbia lo stesso valore. Allo stato attuale, ogni aspetto attinente alla formazione dottorale e alla valutazione interna viene rimesso integralmente alla discrezionalità del Collegio dei docenti.

Una tale parcellizzazione, senza alcuna cornice normativa nazionale, si dimostra foriera di gravi disparità non solo tra atenei, ma anche tra dottorandi dello stesso ateneo. A casi nei quali i colleghi sono tenuti a seguire corsi già seguiti durante la laurea magistrale con frequenza obbligatoria ed esame finale, si affiancano casi in cui le attività formative si limitano a seminari già organizzati e non appositamente pensati per la formazione dottorale, che quindi si rivelano di scarsa utilità e talvolta del tutto estranei all’ambito del dottorato. In questo contesto, i dottorandi non hanno alcuna voce in capitolo, nemmeno nella valutazione finale del corso. Ad accentuare la scarsa pertinenza delle attività impartite alle tematiche proprie del dottorato vi è la tendenza, ormai diffusa degli atenei, a costituire veri e propri “mega-dottorati”, che talvolta contengono anche 20 settori scientifici disciplinari.

Nel mandato che volge al termine, abbiamo presentato in CNSU una mozione - approvata all’unanimità - che impegna il MIUR a introdurre meccanismi di valutazione della qualità dei dottorati da parte dei dottorandi, basati su parametri condivisi e discussi con la comunità accademica.

 

Cosa vogliamo fare

Vogliamo lavorare all’istituzione di un albo della didattica dei dottorati in grado di fornire a tutti i dottorandi dell'ateneo un quadro chiaro dei corsi disponibili. L’albo aiuterebbe il dottorando a pianificare i propri obblighi formativi anche seguendo corsi, seminari e incontri di altri dipartimenti.

Pensiamo sia necessario introdurre strumenti che permettano di raccogliere valutazioni circa la qualità percepita dai dottorandi rispetto ai propri corsi. Tali strumenti dovrebbero garantire l’anonimato delle risposte, a tutela del dottorando stesso. Le risposte dovrebbero poi essere analizzate dal Collegio dei docenti e dal Senato accademico insieme ai rappresentanti dei dottorandi, al fine di trarre utili spunti per migliorare ulteriormente il piano didattico dell’anno successivo.

Infine, vogliamo lavorare affinché ogni corso di dottorato sia in grado di fornire strumenti per l’acquisizione delle cosiddette “soft skills”, con un particolare riguardo per tutte le competenze necessarie alla creazione di prodotti scientifici: scrittura scientifica, esposizione in pubblico, fondamenti di divulgazione scientifica. Devono essere inoltre forniti gli strumenti per una conoscenza consapevole dell’ambiente accademico e delle sue diverse problematiche, dai finanziamenti al sistema delle riviste (e loro classificazione) fino all’insegnamento e/o orientamento extra-accademico. L’erogazione di corsi complementari deve completarsi con l’indispensabile parte linguistica, facendo riferimento alle specificità dei singoli curricula disciplinari.

 

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