L’ADI lotta da anni per il superamento del dottorato senza borsa, una priorità su cui, grazie al nostro lavoro di rappresentanza, si è più volte espresso favorevolmente il CNSU. Il superamento del dottorato senza borsa è il primo tassello della visione della ricerca come lavoro. Le Indagini ADI sullo stato di salute del dottorato di ricerca in Italia hanno testimoniato il grande abuso del dottorato senza borsa da parte degli atenei nell’ultimo ventennio.
Riteniamo che il dottorato senza borsa rappresenti un’aperta violazione degli standard minimi sanciti dalla Carta europea dei ricercatori e che leda la dignità dei ricercatori in formazione. L’aumento dei finanziamenti necessario per il superamento del dottorato senza borsa si deve accompagnare anche a una estensione dei fondi per la mobilità internazionale e l’attività di ricerca e una migliore regolamentazione del loro utilizzo.
Per quanto riguarda i fondi per la mobilità internazionale e il budget per le attività di ricerca (10% aggiuntivo dell’importo della borsa), riteniamo che il DM 45/2013 vada ampiamente migliorato. Ad oggi la maggiorazione per i periodi all’estero è fino a un massimo del 50% della borsa e per periodi non superiori ai 18 mesi: una formulazione che permette agli atenei di concedere somme anche molto inferiori al 50% e per periodi molto brevi. Inoltre, questo beneficio non è garantito ai dottorandi senza borsa.
Dalle ricerche dell’ADI è emerso che solo alcuni atenei rimandano a specifiche linee guida l’utilizzo di tali fondi, mentre la maggior parte delle università demanda a ciascun dipartimento la gestione di questi. Nella maggioranza dei casi, le linee guida dei vari corsi di dottorato non sono redatte per iscritto, ma illustrate a voce dal coordinatore o dal personale tecnico-amministrativo. In alcuni casi i dottorandi non vengono neanche portati a conoscenza dell’esistenza di tale budget.
Oltre alla mancanza di informazione circa l’esistenza e il funzionamento del budget, abbiamo rilevato problematiche riguardanti la limitazione delle spese ammissibili e l’arbitraria diminuzione delle somme messe a disposizione, spesso anche molto inferiori a quelle previste. Tale situazione, riscontrabile anche nell’ambito dello svolgimento del dottorato innovativo con caratterizzazione industriale, crea enorme disparità tra i dottorandi non solo a livello nazionale, ma persino all’interno dello stesso ateneo.
Cosa vogliamo fare
Superare il dottorato senza borsa significa provvedere alla copertura di tutti i posti messi annualmente a bando. Per fare questo è necessario il progressivo aumento delle risorse stanziate nel fondo di finanziamento ordinario (FFO). Pensiamo che debba essere garantita la possibilità a tutti i vincitori di concorso che percepiscono un reddito stabile e lo vogliono conservare di poter rinunciare alla borsa. In questo caso, previa verifica dell’effettiva indipendenza economica del richiedente, la borsa potrà essere assegnata al primo escluso della graduatoria. Nel medio-lungo termine, l’aumento delle risorse porterà a un progressivo aumento dei posti banditi ogni anno: ciò permetterà il rilancio del settore della ricerca nel suo complesso e avrà più ampie ricadute sullo sviluppo del sistema Paese.
L’incremento della borsa per i periodi all’estero deve diventare “per un minimo del 50%”, e di durata congrua alle necessità del dottorando (pur nel rispetto del limite massimo dei 18 mesi). Inoltre, vogliamo che anche ai dottorandi in corso e senza borsa sia assicurata la possibilità di condurre e arricchire il proprio percorso di ricerca all’estero. Per questa ragione, riteniamo necessario lo stanziamento di un fondo destinato a garantire ai dottorandi non borsisti la disponibilità di un importo equivalente alla maggiorazione del 50% spettante ai dottorandi borsisti, proposta già approvata all’unanimità dal CNSU ma non ancora fatta propria dal legislatore.
Per quanto riguarda l’integrazione del 10%, continueremo a chiedere che sia lo stesso Ministero ad emanare delle linee guida nazionali che, fatta salva l’autonomia universitaria, garantiscano uniformità di applicazione e certezza di questo diritto in tutti i corsi di dottorato, di qualunque tipologia.
Riteniamo inoltre che il budget del 10% debba essere previsto a partire dal primo anno a supporto della pianificazione delle attività formative e in base alle esigenze di ricerca di ciascun dottorando.
Questo fondo dovrebbe essere attribuito nominalmente a ciascun dottorando, in modo tale che ognuno abbia un proprio “borsellino” a cui attingere per le attività ammesse. Crediamo che l’accredito di fondi nominali da parte della tesoreria centrale ai vari dipartimenti permetterebbe in primo luogo una migliore capacità di controllo della correttezza della somma accreditata; in secondo luogo, consentirebbe a ciascun dottorando di tenere sotto controllo e in modo chiaro ed univoco la propria possibilità di spesa. La tipologia delle spese ammissibili deve essere definita in modo chiaro e deve essere prevista la possibilità di erogazione tramite anticipo, specie per le spese di importo significativo. Infine, vogliamo lavorare affinché sia prevista una modulistica uniforme a livello nazionale, per rendere più semplice l’accesso al fondo e la sua rendicontazione.
Pubblicato Sab, 27/04/2019 - 13:13
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