L’ADI rivolge un appello a tutti i dottorandi, assegnisti e ricercatori a tempo determinato per un’ampia partecipazione all’assemblea nazionale che si svolgerà venerdì 20 febbraio a Roma (aula II, facoltà di Lettere della Sapienza, ore 14.00).
L’assemblea di venerdì è un appuntamento di fondamentale importanza per riconnettere le soggettività che la Riforma Gelmini e lo smantellamento ancora in corso del sistema universitario italiano hanno frammentato e per unire le lotte di chi crede che il futuro del Paese passi anche dal futuro della ricerca e dei giovani ricercatori.
Da anni l’ADI denuncia la sistematica sottrazione di risorse alla ricerca, il blocco del turn-over e lo sfruttamento dei giovani ricercatori, costretti a lavorare per anni in un limbo fatto di prospettive quasi nulle nell’Università e scarsa valorizzazione al di fuori del contesto accademico.
Consapevoli di questo drammatico scenario abbiamo portato la voce di tanti colleghi nei consigli di dipartimento e nei senati accademici, per arrivare ai massimi organi consultivi del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Proprio nel CNSU e nel CUN abbiamo proposto e sostenuto mozioni per il rifinanziamento strutturale del sistema universitario, per un piano di reclutamento straordinario di RTD e per un ripensamento profondo dell’accesso al ruolo. In ogni occasione il nostro obiettivo è stato quello di ampliare i diritti dei giovani ricercatori, riducendo allo stesso tempo il periodo di lavoro precario, ad esempio attraverso il superamento dell’attuale assegno di ricerca e del contratto da RTDa in favore unico e più tutelante contratto da ricercatore e l’introduzione del figura del Professore Iunior in luogo degli attuali RTDb.
Ma le nostre battaglie non sono limitate ai palazzi ministeriali. Nel novembre 2014 con la campagna nazionale #Finoaquando? ci siamo uniti alla mobilitazione dei ricercatori precari e degli assegnisti contro una Legge di Stabilità che ha previsto ulteriori riduzioni all’FFO e ha indebolito l’unico meccanismo che vincolava gli atenei all’assunzione di RTDb, attraverso il collegamento all’assunzione di professori ordinari. In quello stesso momento abbiamo sostenuto e partecipato alla prima assemblea del Coordinamento dei Ricercatori Non Strutturati, come avvio di un ambizioso percorso finalizzato ad aggregare e a dare voce a tutte le diverse figure precarie della ricerca marginalizzate e messe a tacere da chi in questi anni non ha mai voluto invertire la rotta tracciata dalla Riforma Gelmini.
Si tratta di un percorso che sentiamo nostro nella misura in cui intenda superare ogni possibile corporativismo, deludere chi vuole una guerra tra poveri ed essere uno strumento per ridare ai precari della ricerca coscienza del ruolo che possiamo e dobbiamo giocare nella trasformazione di questo Paese.
Le questioni in ballo sono tante e dovremo essere in grado di produrre allo stesso tempo analisi e proposte che diano solidità e obiettivi concreti a una mobilitazione da diffondere e far crescere nei prossimi mesi. Non ci possiamo accontentare della briciole: vogliamo riprendere la parola sulle regole di un gioco che ci priva di ogni reale prospettiva. Per questo dovremo essere in grado di mettere in questione l'attuale sistema del reclutamento e dell’accesso al ruolo grazie alla forza dei numeri e delle proposte. Per farlo abbiamo bisogno di tutti.
Non ci mancano di certo le teste, ora si tratta di metterle insieme.
Pubblicato Mer, 18/02/2015 - 02:10