Riforma Brunetta: non si penalizzi chi è senza servizio nella PA

Lo scorso mese il Ministro Renato Brunetta ha rilasciato diverse dichiarazioni circa l'importanza di promuovere l'accesso dei dottori e delle dottoresse di ricerca nella Pubblica Amministrazione (PA); ne abbiamo parlato in questo comunicato che rilanciava le nostre proposte di valorizzazione del titolo di dottorato di ricerca.

L’attuale DL 44/2021 rischia di rendere vane queste dichiarazioni, escludendo a priori tanti dottori e dottoresse di ricerca, senza neanche la possibilità di essere ammessi alle prove concorsuali. Infatti, secondo l'art. 10, comma 1, lettera c), i futuri concorsi prevederanno:

"c) una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti  ai

fini dell'ammissione alle successive fasi concorsuali. I titoli e

l'eventuale esperienza professionale, inclusi i titoli di servizio,

possono concorrere alla formazione del punteggio finale."

Di conseguenza, l’usuale prova preselettiva che caratterizza molti concorsi, come quella dell'attuale concorso ordinario sulla scuola bandito un anno fa e che tanti ancora attendono, verrebbe sostituita con una preselezione sui titoli, sia di studio che di servizio.

Ciò che si prospetta è che vengano valutati in misura maggiore i titoli di servizio, come già sta accadendo in diversi bandi pubblicati nell’ultimo mese, tra cui  il bando per 2800 tecnici al sud, penalizzando chi ha scelto di investire almeno 3 anni nella propria istruzione e formazione al fine di conseguire il più alto titolo previsto dall’ordinamento universitario italiano.

Sarebbe paradossale penalizzare a priori chi sceglie di continuare a formarsi, motivo per cui da anni l’ADI chiede il riconoscimento del dottorato come esperienza lavorativa, ed in quanto tale valutabile come 3 anni di servizio ai fini dei titoli valutabili nei concorsi per la PA .

L'art. 10, comma 3, del nuovo DL consentirebbe alle amministrazioni la possibilità di adottare queste nuove misure anche per i concorsi già banditi ma non avviati. Conseguentemente, questa misura potrebbe riguardare anche i due concorsi ordinari per la scuola. Sebbene una semplificazione delle prove concorsuali sarebbe assolutamente auspicabile, non lo sarebbe una riapertura e modifica del bando che rischierebbe di vedere modificate le tabelle in favore del servizio, trasformando il concorso in uno straordinario bis.

Oltre a ciò, osserviamo che sarebbero particolarmente penalizzati/e i dottorandi e le dottorande, spesso giovani laureati/e che non hanno altre esperienze lavorative oltre all'attività di ricerca in corso durante il proprio dottorato di ricerca. Viene meno, quindi, quell'obiettivo di ringiovanire la PA tanto promosso dal nuovo governo e a cui dovrebbe essere dedicato il piano “Next Generation EU”. 

 

Le nostre proposte per il riconoscimento del dottorato di ricerca
  • Procedure ad hoc per profili altamente qualificati, sulla base del fabbisogno delle Amministrazioni, accentrate presso il Ministero della PA. Il requisito di accesso dovrebbe essere rappresentato dal possesso del dottorato di ricerca, prevedendo il superamento della formula “ove pertinente, tra i titoli rilevanti ai fini del concorso” - contenuta nel comma 3, lettera e-ter), del d.lgs. n. 75 del 2017 - che limita la valorizzazione a vantaggio della discrezionalità. La graduatoria finale verrebbe stilata sulla base di un colloquio finalizzato a verificare le competenze professionali nell’ambito della realizzazione e della gestione di progetti, simulando situazioni lavorative quotidiane. Tali profili potranno essere assunti con contratto a tempo determinato (3 o 5 anni) con trasformazione a tempo indeterminato automatica previa valutazione finale positiva o conseguimento di “abilitazione” specifica rilasciata dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA), analogamente a quanto accade nell’Università per il passaggio da Ricercatore a Tempo Determinato di tipo B a Professore di II fascia. Questa misura è strumentale ad inserire rapidamente profili altamente qualificati per la gestione dei progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

  • Prevedere da subito un corso-concorso nella SNA ad hoc per i dottori e le dottoresse di ricerca al fine di formare la classe dirigente del futuro (ad oggi possono partecipare insieme ai PhD anche i possessori di master di 2° livello e funzionari con 5 anni di servizio). Tale misura potrebbe essere resa strutturale negli anni successivi;

  • Sulla base del punto 22 delle linee programmatiche (valorizzazione) crediamo sia opportuno permettere ai dipendenti della PA possessori di dottorato di ricerca l’accesso (senza anzianità di servizio) a tutti i concorsi interni delle proprie Amministrazioni, fino alla categoria più alta prevista prima del grado dirigenziale. Inoltre, al fine di bilanciare il merito con l’anzianità, nei concorsi interni è opportuno attribuire un peso nella valutazione dei titoli di almeno il 30% per il dottorato.

  • Avviare i concorsi ordinari per la scuola banditi un anno fa. Nel caso in cui vengano modificati secondo il nuovo decreto, proponiamo di non modificare le attuali tabelle di valutazione dei titoli.