25 aprile: la resistenza civile di Piero Martinetti

Io sono chiamato dal rettore di questa università che mi ha comunicato le sue cortesi parole, e vi ha aggiunto, con squisita gentilezza le considerazioni più persuasive. Sono addolorato di non poter rispondere con un atto di obbedienza. Per prestare il giuramento richiesto dovrei tener in nessun conto o la lealtà del giuramento o le mie convinzioni morali più profonde: due cose per me ugualmente sacre. Ho sempre diretta la mia attività secondo la mia coscienza. Ho sempre insegnato che la sola luce che l’uomo può avere è la propria coscienza; altra considerazione per quanto elevata sia, è un sacrilegio.

Lettera n. 104, Piero Martinetti al Ministro Giuliano, 13 dicembre 1931, in: Lettere 2011, pp. 101-103

Nel 1925, con l'introduzione delle leggi fascistissime che rafforzavano il controllo del regime sul Paese, fu richiesto a tutti i professori universitari di prestare giuramento di fedeltà al fascismo. Piero Martinetti, unico professore di Filosofia tra i pochi che si rifiutarono, si sottrasse al giuramento, sottolineandone l'incompatibilità con la sua coscienza e i suoi ideali democratici e liberali.

Ella ora saprà che io sono uno degli undici (su 1225 professori universitari! Ne arrossisco ancora) che hanno rifiutato il giuramento di fedeltà fascista e che perciò sono stati o saranno tra breve espulsi dall’Università. Mi consola essere in buona compagnia: Ruffini, De Sanctis (lo storico), Volterra (il matematico), Buonaiuti, e qualche altro. Mi rincresce non tanto la cosa, ma il modo: e mi rincresce che si sia fatto e si faccia rumore intorno al mio nome. Ma come fare? Giurare per me era tanto impossibile, quanto una impossibilità fisica: sarei morto di avvilimento. 

Lettera n. 106, Piero Martinetti a Guido Cagnola, 21 dicembre 1931, in: Lettere 2011, pp. 105-107

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Buon 25 aprile a tutta la comunità accademica dalla Segreteria e dalla Direzione Nazionale.